Un
appuntamento da non perdere, visitabile sino 31 ottobre, la mostra a
Como che celebra Emilio Pucci, lo stilista scomparso nel 1992.Como non a caso,
perché qui Pucci ha sempre scelto le sue inconfondibili sete.
Al MuST, Fondazione Antonio Ratti, Via per Cernobbio 9, Como - orari:
lunedì – venerdì 10 – 13 e 14.30 – 17.30 / sabato –
domenica 11 – 18. Ingresso:
libero
La
mostra, a cura di Margherita Rosina e Francina Chiara, con il
patrocinio del Comune di Como, analizza e approfondisce i rapporti di
Pucci con la città di Como e le sue industrie tessili, una
collaborazione iniziata negli anni ‘50 e mai interrotta nei decenni
successivi.
Attraverso
un percorso espositivo diviso in sezioni, la rassegna documenta gli
esordi e l’affermazione delle creazioni di Pucci, a partire dai
primi disegni ispirati dai paesaggi Italiani e dal folklore locale:
il mare di Capri, le famose località sciistiche delle Alpi, il Palio
di Siena, le tradizioni siciliane e le bellezze di Firenze.
Come
spiega Emilio Pucci in un’intervista alla rivista Oggi del 1960:
“La mia passione per il colore mi spinse a tentare nuove vie [...].
Convinto che l’Italia offre una ricchezza inesauribile di motivi e
di idee, ho cercato da allora di trasportare su stoffa gli elementi
più significativi.”
L’esposizione
intende valorizzare i risultati degli studi svolti sui libri
campionario della Ravasi di Como, che fu la prima industria tessile
del distretto comasco a collaborare con Pucci dagli inizi degli anni
Cinquanta fino alla metà dei Sessanta. Le pagine dei volumi, che
fanno parte delle collezioni del MuST, mettono in luce il contributo
dato alle creazioni di Pucci da disegnatori, lucidisti, stampatori e
tintori lariani, questi ultimi capaci di mettere a punto nuove
tonalità di colore quali il “rosa Emilio” o il “blu Capri”.
Completa il percorso una selezione di materiali, realizzati sul
territorio comasco che risalgono agli anni Settanta e Ottanta,
ulteriore testimonianza della collaborazione duratura tra Pucci ed il
distretto tessile lariano.
In
mostra sono presenti campioni tessili, disegni originali di Pucci,
carte – prova, accessori e capi di abbigliamento, a documentare il
processo di lavorazione: dall’idea originale agli abiti e ai
foulard resi celebri dagli scatti di fotografi, anch’essi in
esposizione, che hanno segnato la storia della fotografia di moda. In
particolare POLIteca (Design Knowledge Centre) – Dipartimento
Design e Archivi Storici – ASBA – Politecnico di Milano ha messo
a disposizione le immagini, conservate nel Fondo Haertter, di
proprietà dell’Associazione Biblioteca Tremelloni , in cui sono
custoditi gli scatti della famosa fotografa.
Dall’archivio
della Fondazione Emilio Pucci di Firenze provengono inoltre numerose
immagini di abiti e foulard che permettono di comprendere meglio
l’utilizzo dei tessuti esposti.
All’ingresso
della mostra quattro opere di Flavio Favelli, realizzate nel 2009,
costituiscono una piccola incursione nell’ambito dell’arte
contemporanea. Questi lavori, che fanno parte delle serie Planisfero
e Bar Singapore Palermo, partono da alcuni foulard di Emilio Pucci su
cui l’artista è intervenuto disegnando con pennarelli colorati.
Scelti
da Favelli per il loro stile “fuori dal tempo”, le sete di Pucci
si trasformano e assumono nuovi significati, costituendo un ponte
diretto con la contemporaneità.
I
materiali in mostra, oltre che dalle raccolte del MuST, provengono
dalle collezioni del Museo didattico della Seta di Como, Enrico
Quinto e Paolo Tinarelli di Roma,A.N.G.E.L.O. Vintage Archive di
Lugo, Masciadri di Bellagio e da altre collezioni private.
Partendo
dal tessuto – e dal tessuto comasco in particolare – il volume
racconta la “vicenda Pucci” parallelamente alla nascita della
moda Boutique, che ha contribuito alla fortuna del Made in Italy.
Nato
nel 1914 in una delle più antiche famiglie fiorentine, Emilio Pucci,
il Marchese di Barsento, divenne
un fenomeno della moda negli anni ’50, grazie alla sua visione
avveniristica, che ancora oggi
si riflette nelle creazioni della maison. Pur prediligendo uno stile
di vita agiato e aristocratico, il marchese
si fece incoronare “The Prince of Prints” dai giornalisti di moda
a livello internazionale, conquistati
dai suoi disegni audaci e innovativi, oltre che dal suo approccio
radicale nei confronti della
moda del tempo. Oltre ad aver influenzato notevolmente la moda
contemporanea, l’eredità di Pucci
rappresenta ancora oggi uno dei momenti fondamentali dell’origine
dello stile “made in Italy”, una
pietra miliare del concetto di abbigliamento sportivo in Italia.
GLI
INIZI
Appassionato
sciatore e atleta, sempre in viaggio tra il regale palazzo di
famiglia a Firenze, le montagne
svizzere e l’affascinante isola vacanziera di Capri, Emilio Pucci
rappresentava l’incarnazione
ideale del glamour del jet-set nel dopoguerra, cosa che gli fruttò
immediatamente il successo
tra un gruppo di dinamiche e moderne signore. La sua carriera iniziò
in maniera inaspettata
nel 1947 quando creò un completo da sci assolutamente
rivoluzionario, con il suo
pantalone
affusolato e il parka con cappuccio, fotografato da Harper’s Bazaar
sulle esclusive piste
da
sci della Svizzera. Decise quindi di aprire una boutique a Capri
dedicata ad un abbigliamento per
le vacanze che univa semplicità e bellezza (coloratissimi e
aderentissimi pantaloni “Capri”, camicie
in twill di seta e top in jersey a righe), in perfetta armonia con il
fascino naturale dell’isola, con
i suoi colori luminosi e sgargianti. Il nuovo concetto di
prêt-à-porter firmato riscosse un enorme successo
fra la sofisticata clientela dell’isola, entusiasta di avere
finalmente accesso a una moda chic
e portabile allo stesso tempo. Successivamente i suoi modelli furono
premiati sulla scena internazionale
dalle icone femminili del tempo, tra le quali Marilyn Monroe, Sophia
Loren, Jackie Kennedy,
Gloria Guinness, e più recentemente, da Madonna e Nicole Kidman.
UNO
STILE RIVOLUZIONARIO
Prima
dei modelli Pucci le donne erano costrette in un abbigliamento rigido
e strutturato, fatto di spesse
imbottiture, corsetti e sottovesti che costringevano il corpo,
snaturalizzandolo. In assoluto contrasto
con gli stilisti della sua epoca, Pucci lavorava spinto dal desiderio
di liberare le donne, concedendo
loro una leggerezza nei movimenti senza precedenti. Abiti, pantaloni
e top dai modelli essenziali
e dalle linee fluide e sexy seguivano le curve naturali del corpo.
Pur mantenendo un’allure
di alto livello, i modelli Pucci si erano svincolati dalla scarsa
praticità del peso, del volume, degli
strati, e cosa più importante, dai costi elevati delle creazioni di
alta moda. Pucci inoltre offriva alla
clientela uno stile a 360° (abiti, biancheria intima e per la casa,
borse, profumi, tappeti), proponendo
per la prima volta a un crescente gruppo di consumatori un accesso
privilegiato alle creazioni
firmate.
TESSUTI
IMPAREGGIABILI
Grazie
a una stretta collaborazione con industrie italiane tessili
specializzate, Pucci rivoluzionò il settore
dell’abbigliamento, sperimentando per la prima volta la
potenzialità e la libertà di movimento
dei tessuti stretch. Sconfessando i modelli pesanti e rigidi che
ancora predominavano negli
anni ‘50, sviluppò e brevettò diversi tessuti originali, come il
jersey di seta stretch e il jersey di cotone.
Entrambi i tessuti, risultato di una ricerca tecnica approfondita, permisero a Pucci di creare modelli
sfoderati, leggeri e a prova di grinze, precursori del guardaroba da
viaggio contemporaneo.
LA
CONQUISTA DELL’AMERICA
Uscito
dal suo maestoso palazzo, lo stilista cominciò a mostrare le sue
collezioni alla stampa e ai compratori
internazionali nel 1951 a Firenze. Il successo negli Stati Uniti fu
immediato, in particolare
presso i retailer Saks Fifth Avenue e Neiman Marcus, conquistati dai
colori esplosivi e dalla
portabilità e semplicità dei modelli. Uno stile per una donna
naturalmente elegante a tutte le ore
del giorno e in tutte le occasioni, dal viaggio al cocktail sulla
spiaggia: un look in grado di catturare
alla perfezione la nuova sensibilità tutta americana per
l’abbigliamento sportivo, oltre che il
perfetto complemento glamour per gli esclusivi circoli del jet-set.
Per tutti gli anni ’60 e ‘70 il marchio
rimase all’apice della popolarità tra le donne americane più
ricche ed eleganti.
PROGETTI
SPECIALI
Pucci
utilizzò il suo talento per diversi progetti non legati alla moda.
Uniformi futuristiche per le hostess
della Braniff International Airlines (caschi bombati, stivaletti,
bikini, ombrelli), il logo per la missione dell’Apollo 15, porcellane per Rosenthal, asciugamani per Spring
Mills, la stampa Piume per
la Qantas Airlines, gli interni della Lincoln Continental Mark IV,
oltre ai più recenti progetti Cappelllini
e Wally.
OGGI
Le
stampe di Pucci tornano alla ribalta nei primi anni ‘90. Riacceso
nuovamente l’interesse a livello internazionale
per il marchio, la figlia di Emilio, Laudomia Pucci, prende in mano
l’azienda del padre.
Nell’aprile del 2000 la famiglia Pucci raggiunge un accordo con
LVMH, marchio francese leader
nel mercato del lusso, che acquisisce il 67% dell’azienda.
Nell’ottobre 2008 lo stilista di origine
norvegese Peter Dundas viene nominato Direttore Creativo. La sede
principale dell’azienda rimane
Firenze. In
pochi anni è stata creata una rete mondiale di negozi (sono più di
50 in tutto il mondo) e il marchio
è ritornato ad essere protagonista della moda internazionale.
Articolo
tratto da:http://www.altagamma.it/
![]() |
Emilio Pucci |
e curato da Lady Chic