giovedì 15 dicembre 2016

Manequin Tree, un albero di Natale fashion

 
Si chiama "manequin tree" e sta spopolando tra le tendenze modaiole riguardo gli alberi di Natale
 

 
Era il 2013 quando, in occasione della XX edizione di 100 alberi d'autore di Natale - iniziativa a scopo benefico allora destinata ai piccoli profughi di Lampedusa - l'Accademia di Costume e Moda presentò un albero di Natale a forma di manichino. Forse era tra i primi esemplari di questa insolita "variazione sul tema", venne accolta con silenzioso clamore per poi riaffacciarsi l'anno successivo, in alcune vetrine di negozi, boutique fashion e hall di grandi alberghi.
 
 
Anche la first lady Michelle Obama ne fu affascinata e ne ospitò un paio alla Casa Bianca. Quest'anno il "manequin tree" o "dress tree" ha letteralmente spopolato, scrivendo una pagina a sé sulle tendenze riguardo l'albero di Natale.
 
 
Perché un albero-manichino?
Se non si desidera optare per il tradizionale albero bianco e rosso, non si hanno idee originali per realizzarlo o se, semplicemente, si vuole stupire parenti, amici e ospiti di ogni ordine e grado, il manequin tree è quello che fa per voi: basta organizzarsi con l'occorrente giusto e iniziare a lavorarci su con calma e attenzione.
Un manichino si trova abbastanza facilmente anche online da acquistare o semplicemente noleggiare (esistono e-store specializzati), rete metallica e pinze sono tranquillamente reperibili nei negozi di hobbistica mentre per le decorazioni vale il criterio del "tema" (colore o concept) da stabilire prima di intraprendere l'avventura!
 
 
 
Da cosa iniziare?
Sicuramente da... un manichino! Iniziare quella che può diventare una piccola opera d'arte, avvolgendo il busto con una rete metallica a trama media quindi continuare definendo una gonna lunga dandole la forma di tronco di cono.
Lasciare poi libera la fantasia per "vestire" il manichino: si può optare tra rami di abete sintetici o naturali su cui apporre addobbi tradizionali o fai da te e personalizzati ad esempio, a seconda della location dove verrà ospitato questo originalissimo albero. Al posto di un total look si può lavorare anche solo sulla parte inferiore (quindi la lunga gonna) e vestire il top con un bustier di seta anche in pendant con gli addobbi che verranno apposti.
 
 
E ora... ecco direttamente dalla rete dei social una sfilata di manequin tree: quale vi piace di più?

Postato da Lady Chic
 
 
 
 

sabato 16 luglio 2016

I gioielli XXL di Victoire


Animali multicolor, fiori sbocciati, edere rampicanti, creature fantastiche: sono loro i protagonisti del volume "Dior Joaillerie" che raccoglie quasi 15 anni di creazioni preziosamente eccessive di Martina Marchiorello


"Ho voluto sdrammatizzare la gioielleria, disimborghesirla. E' un modo forse più giovane, più contemporaneo di portare gioielli." Parola di Victoire de Castellane, esuberante direttore creativo di Dior Joaillerie, che dal 1998 traduce in forma le bizzarre visioni della sua fantasia ora raccolte nel volume "Dior Joaillerie". Visioni tanto preziose quanto colorate e fuori taglia: anelli, bracciali, spille e collane sono tutti rigorosamente macro size, un vero inno all'abbondanza. Il suo è un gusto da pin-up: le lacche hanno tonalità glossy e pigmentate, i materiali sono ricchi e opulenti. Il risultato? Gioielli che sembrano usciti da un dipinto di Botero per quanto sono eccessivi e strabordanti. 



Non a caso "il vuoto è morte" è il pensiero-guida della designer che prende ispirazione da temi cari allo stesso Dior, che amava le rose a tal punto da averne coniata una a sua nome. Quindi la botanica in tutte le sue misteriose varietà, ma anche gli animali, quei piccoli prodigi di vita le cui fattezze rendono animata anche la materia più fredda. "Cerco di non annoiarmi mai. I miei gioielli devono colpirmi, raccontarmi qualcosa, catturare il mio sguardo; da ciò deriva la mia ricerca nel campo del colore, di mescolanze strane in gioielleria" commenta la creativa che traduce il suo pensiero in collezioni caleidoscopiche, e trionfanti. Giustapposizioni di colori, materiali e stili che trasformano il suo lavoro in una fioritura di modelli da sogno, golosi come tanti bon bon. Da gustarsi pagina dopo pagina, per un'indigestione di buon gusto e lusso allo stato puro. 





Postato da Lady Chic

sabato 16 aprile 2016

Fairy Tale Fashion, una moda “da favola”


Fairy Tale Fashion, l’accostamento di queste due parole non è poi così azzardato. Tutte noi da piccole strabuzzavamo gli occhi davanti agli abiti principeschi e da sogno delle eroine delle fiabe. E tutte noi siamo cresciute con il mito (poi disincantato) di una vita da favola firmata DisneyNonostante il realismo abbia in seguito prevalso (più o meno) su di noi, non ci stancheremo mai delle meraviglie che queste favole possono regalarci. Fair Tale fashion è una di queste: è una “special exhibition” che trova le sue radici nella Grande Mela e si ispira ad un mondo onirico e ci materializza nel passato della nostra infanzia attraverso abiti che non hanno nulla da invidiare ad opere architettoniche. Questi particolari capi, ispirati a fiabe diverse, simboleggiano sempre una specifica caratteristica: possono rappresentare la vanità, il potere, la dolcezza, il lusso, il privilegio. Basti pensare a quanto significato hanno per noi delle scarpe di cristallo: abbiamo tutte ben presente il momento in cui Cinderella le perde dopo il ballo con il principe.

 Il curatore di questa special exhibition è Colleen Hill, che ha disposto ben 80 capi (tra oggetti, vestiti ed accessori) all’interno di scenografie drammatiche progettate dall’architetto Kim Ackert. Il periodo storico di riferimento a cui i designer si sono ispirati va dal XVIII secolo fino ai giorni nostri, infatti, c’è una particolare attenzione anche al XXI secolo grazie alle mani sapienti di Thom Browne, Dolce and Gabbana, Tom Ford, Giles, Mary Katrantzou, Marchesa, Alexander McQueen, Rick Owens, Prada, Rodarte, and Walter Van Beirendonck e molti altri.
Dal momento in cui il connubio con le storie fiabesche è molto forte sono esposti anche i disegni di Edmund Dulac, Arthur Rackham, e A.H. Watson risalenti al XX secolo. Come opere più recenti si possono visualizzare le gigantografie di Kirsty Mitchell ispirate al fantastico mondo di “Alice nel paese delle meraviglie”. Tra i particolari accessori ritroviamo una clutch diCharlotte Olympia che riproduce un vero e proprio libro antico.

Lo spazio della galleria  mette in mostra 15 fiabe classiche, i modelli sono disposti all’interno di quattro impostazioni archetipiche. I visitatori prima compiono una passeggiata nel bosco, all’interno del quale ritroviamo i racconti di “Cappuccetto Rosso“, “Biancaneve“, “Rapunzel”. Possiamo visualizzare diverse varianti del manto rosso di Cappuccetto Rosso a cominciare da un mantello di lana ispirato alla moda della fine del XVIII secolo fino a un cappuccio in vernice scarlatta del 2015.

Biancaneve viene immortalata attraverso un abito di organza nero tempestato di strass mentre si trovava nella sua bara di vetro. La sottosezione su “Rapunzel”, invece, comprende un abito mozzafiato della collezione autunno/inverno 2007 di Alexander McQueen, fatta dal profondo velluto verde smeraldo impreziosito con perline color rame che creano un motivo di cascata di capelli.


Il centro della galleria è dominato da un grande castello, dentro e attorno al quale vengono visualizzati i racconti “Cenerentola“, “Furrypelts“,  “La bella e la bestia“, e “La bella addormentata“. Cenerentola viene prima mostrata nei suoi stracci, da una realizzazione di Giorgio di Sant’Angelo, ovvero, una gonna fatta da chiffon tagliuzzato, e risalente al 1971. Lescarpette di cristallo di Cenerentola spettacolari sono esemplificate da un paio di scarpe prive di tacco (heels-less) del 2014 di Noritaka Tatehana, che le ha realizzate con stampante 3D con acrilico trasparente così da creare sfaccettature che riflettono la luce.


La Sirenetta ” e “Il mistero del Lago” sono rappresentati nella sezione “Mare” dell’Esibizione. L’abito- cigno di Charles James, dalla metà degli anni 1950, ha una gonna fatta da strati di rete nera, beige e marrone che formano una silhouette particolarmente aggraziata. “La Sirenetta” è rappresentato da bustier e una gonna ispirata alla coda di pesce di colore lilla di Thierry Mugler risalente al 1987.


Il percorso del Fairy Tale Fashion continua con altre due favole che ben si prestano alla realizzazione di abiti fantasiosi e archittettonici come “Alice nel paese delle Meraviglie” e “Il Mago di Oz”.


E’ il caso di dirlo: in questo caso è inutile che ci atteggiamo a donne emancipate, moderne e realiste. Queste fiabe ci fanno ancora sognare e ancor di più questi abiti che ne rappresentano l’atmosfera onirica e fantasy. Moda e favola si uniscono in una sola cosa. E d’altronde non è pur vero che attraverso lo stile riusciamo a crearci la nostra personale fiaba moderna?

Questa mostra si è tenuta a New York al Museum at Fit fino al 16 aprile 2016. 


Articolo postato da Lady Chic scritto da Gaia Ricci







sabato 9 gennaio 2016

VIVIENNE WESTWOOD




Vi voglio presentare il libro di una donna affascinante: Vivienne Westwood e Ian Kelly, "VIVIENNE WESTWOOD" (Odoya, immagini, pagg. 416)

L’incredibile vita della più stravagante icona della nostra epoca raccontata in prima persona dalla Dama del Fashion alternativo.

Dai primi originalissimi gioielli venduti sulle bancarelle di Portobello Road al vestito realizzato da sola per il primo matrimonio con Derek Westwood e la nascita del figlio Benjamin. Dalla separazione consensuale alla turbolenta relazione con Malcolm McLaren, futuro manager dei Sex Pistols, da cui nasce il secondo figlio Joseph Corré. Per arrivare all'apertura del primo negozio su King’s Road, “Let it Rock”, destinato a cambiare diversi nomi e stili fino all'attuale “Worlds End”. Dall'approdo al “Made in Italy” grazie alla collaborazione con Carlo D’Amario alla relazione platonica e culturale con lo storico dell’arte Gary Ness. Fino al secondo matrimonio “clandestino” con Andreas Kronthaler, suo giovanissimo e geniale studente di moda austriaco, nel 1992...
Ecco alcune sue famose creazioni:


Le sue creazioni sono stravaganti e forse anche pazzi ma  haute couture deve essere un mondo di creazioni fuori dagli schemi, certamente possibili per pochi, mentre gli abiti che possono indossati da tutti pur rimanendo nel campo delle firme è il 
prêt-à-porter, il pronto da portare. Guai se nell'alta moda si rimanesse in schemi restrittivi, questo è un mondo creativo ove una ventata di follia la rende esclusiva.

Post di Lady Chic